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Invitare qualcuno a pranzo vuol dire
incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che
egli passa
sotto il vostro tetto.
(Anthelme Brillat-Savarin)
Ho
avuto una madre rigida e severa, caparbia come pochi altri e tanto tanto
permalosa… Ma una cosa è certa: se c’è qualcuno che devo ringraziare per avermi
insegnato l’ospitalità, quel qualcuno è senz’altro lei.
A
casa mia vigeva la regola “dove si mangia in due, si mangia anche in quattro” e
non c’è mai stata una volta in cui un ospite (spessissimo improvvisato, grazie
a me e mia sorella…) non sia stato invitato a sedersi a tavola con noi tra i
sorrisi, i sottoli, il pane (che non mancava mai), qualche fettina di
formaggio, e due spaghetti sciué sciué che, non li facciamo? E non era rimasto
quel pezzetto di salsiccia secca? Che ci vuole, a fare un’insalatina di
pomodori! Ma hai il bicchiere vuoto, bevi ancora un goccio di vino! La frutta,
le noci… Insomma, sono cresciuta in un posto in cui ogni scusa era buona per
fare festa intorno alla tavola. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se la cucina
è diventata, col passare degli anni, il mio luogo dell’anima. Piccola, un po’
stretta, che quando eravamo in tanti (quindi una volta sì e l’altra pure), a me
toccava il posto nell’angolino, che, a parte la scaramanzia e la frase con cui
mi si tormentava ogni volta: “Se ti siedi nell’angolo non ti sposi!”, voglio
dire, non è proprio il posto più comodo in cui sedersi per mangiare… E così
crescendo ho iniziato a desiderare sempre di più una cucina grande, spaziosa,
in cui potermi sedere senza il gomito del vicino nel piatto e la gamba del
tavolo tra le mie; una cucina che potesse contenere i numerosi amici e gli
ospiti improvvisati e in cui avere un posto tutto mio per sperimentare,
impastare, starmene anche un po’ tra i miei pensieri, gli aromi e i profumi di
forno e fornelli…
Certo,
la vita ora che sono adulta è molto diversa da quella di quando ero ragazza e
non sempre è facile avere il frigo ben fornito, il pane in dispensa e la voglia
di avere tante persone intorno alla tavola. Ma nonostante la frenesia delle
settimane lunghissime, la stanchezza e i conti che sempre più spesso non
tornano, credo fermamente che l’amore passi anche attraverso il cibo, nella
cura che mettiamo nel cucinare qualcosa a una persona che amiamo, nel senso
profondo di accudimento nascosto in una torta preparata di corsa, col solo desiderio
di far felice chi la mangerà, nella bellezza della condivisione, che ci fa
sentire meno soli. Ha ragione Savarin (che
–udite udite- ho scoperto essere l’inventore del liquore con cui una nota
pasticceria francese decise di bagnare la macedonia di frutta che accompagnava
il suo babà e da cui nacque il “babà Savarin”), quando invitiamo qualcuno a
pranzo, ci impegniamo a fargli trascorrere delle ore piacevoli, a farlo sentire a
casa, rilassato e, perché no, ci facciamo anche carico di un pezzettino della
sua felicità.
E
cosa c’è di più intimo di un’atmosfera calda e accogliente, chiacchiere allegre
e leggere, qualcosa di buono da mangiare e la rilassante sicurezza di star bene
insieme?
Allora
entrate pure nella mia cucina, accomodatevi e rilassatevi, mentre io vi taglio
una fetta di torta e accompagno lo sprigionarsi del profumo intenso della
cannella e il gusto deciso del cioccolato fondente con un tè bollente… Che ne
dite di un po’ di buona musica?
Ce
la gustiamo insieme…
TORTA
DI PERE CON CANNELLA E CIOCCOLATO
Ingredienti per uno stampo di 20 cm
Per la pasta brisée dolce
160 gr di burro freddo a pezzetti
250 gr di farina debole (setacciata)
4 gr di sale
10 gr di zucchero semolato
90 ml di acqua ghiacciata
(mettetela un po' alla volta, potrebbe non servirvi tutta)
10 ml di aceto bianco
Preparazione
Mettete la farina in una ciotola capiente e lavoratela col burro freddo tagliato a pezzetti e il sale, fino ad avere grosse briciole. Unite lo zucchero, l'aceto e a poco a poco l'acqua, avendo cura di non aggiungerla tutta insieme, ma solo quello che basta per ottenere una pasta liscia, omogenea ed elastica (non appiccicosa). Impastate per pochi minuti, rovesciando se preferite l'impasto su un piano di lavoro, avvolgetelo nella pellicola e fatelo riposare in frigo.
Nel frattempo, preparate il ripieno:
500 gr di pere Williams sbucciate e tagliate a pezzetti
130 gr di zucchero di canna
1 cucchiaino colmo di cannella
20 gr di cioccolato fondente
il succo di 1/2 limone
4-5 biscotti secchi
Tagliate a pezzetti le pere e mettetele in una ciotola, aggiungete il succo del limone, lo zucchero e la cannella e mescolate bene.
Riprendete la pasta brisée dolce, tagliatene 3/4, stendetela e rivestitevi il fondo di uno stampo imburrato e infarinato, ricoprite la base con un leggero starto di biscotti sbriciolati, versatevi sopra le pere (attenzione al liquido che avranno tirato fuori, se vi sembra troppo, non aggiungetelo), un altro po' di biscotti sbriciolati (vi aiuteranno ad asciugare l'umidità data dalla frutta e impediranno alla pasta di bagnarsi e perdere friabilità) e infine il cioccolato tritato grossolanamente. Stendete l'altra parte di pasta e ricoprite la torta, avendo cura di sigillare bene il bordo.
Spolverate la superficie con un cucchiaio raso di zucchero di canna e infornate a 180°/190° per circa 30-35 minuti. La torta è pronta quando sarà bella dorata.
In sottofondo... The hunter, Jennifer Warnes
Sei una donna fantastica, altroché! Sono così felice di averti in squadra! <3
RispondiEliminaLa gioia è tutta mia!! :*
EliminaQuesta la devo fare, non essendo una gran cuoca posso barare e usare la brise comprata ?
RispondiEliminaMa certo, che puoi! Bara pure, l'ho fatto un sacco di volte anch'io ;)
EliminaQuesta torta sembra deliziosa, come l'incipit di questo post! :)
RispondiElimina:)
EliminaGrazie mille, Beta! E benvenuta! :) :)
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